Strage di Cefalonia: “Mio zio Antonio Torcia, trucidato dai tedeschi”

Lamezia Terme – Il sacrificio dei calabresi nell’isola greca di Cefalonia, in uno degli episodi più drammatici della Seconda guerra mondiale. Tra i 156 che persero la vita nel settembre del 1943 anche il tenente Antonio Torcia, nativo di Petilia Policastro. Oggi una scuola elementare di Pianopoli porta il suo nome e a raccontare oggi – nel giorno della memoria – il sacrificio estremo è il nipote, Antonio. “Mio zio fu trucidato dai tedeschi nell’isola di Cefalonia. Insieme a lui c’era anche un paesano di Feroleto Antico di cui però non ricordo il nome e che riuscì a salvarsi perché durante la fucilazione, fu preso di striscio e si buttò nella fossa dei cadaveri. Mio zio, purtroppo essendo ufficiale ebbe il colpo di grazia. Il mio paesano riuscì a salvarsi anche perché i corpi degli altri soldati gli caddero addosso e prima che questi fossero bruciati riuscì a scappare aiutato anche dal cappellano militare”. Una testimonianza di dolore e di memoria, quella di Antonio Torcia, legata alla gloriosa divisione italiana Acqui, di stanza sull’isola di Cefalonia nei giorni dell’armistizio che sanciva la cessazione delle ostilità tra l’Italia e gli anglo-americani. La guarnigione italiana di stanza nell’isola greca si oppose al tentativo tedesco di disarmo, combattendo sul campo per vari giorni con pesanti perdite, fino alla resa incondizionata, alla quale fecero seguito massacri e rappresaglie nonostante la cessazione di ogni resistenza.