Foibe: tra gli italiani trucidati anche molti calabresi

La memoria rimossa. E l’impunita barbarie. Oggi ricorre il giorno nazionale del ricordo delle vittime delle foibe. I soldati delle feroci armate comuniste del maresciallo Josip Broz Tito trucidarono, tra il 1945 e il 1946, almeno 10.000 italiani colpevoli solo d’essere tali e di vivere in zone d’Europa poi annesse al territorio della ex Iugoslavia. La violenza di quegli anni lontani, costrinse decine di migliaia di nostri connazionali ad abbandonare le terre dove erano nati e cresciuti – l’Istria, la Dalmazia parte della Venezia-Giulia, il Quarnaro – per tornare nel suolo patrio dove, a dire il vero, non ottennero l’accoglienza e gli aiuti che avrebbero meritato, considerata la tragedia che li aveva investiti. Tra le vittime delle foibe – cioè tra le migliaia di nostri connazionali buttati nelle cavità carsiche legati gli uni agli altri – figurano anche molti calabresi. Si tratta dei carabinieri Pasquale Pellegrino ed Umberto Abate, rispettivamente di Falerna (Catanzaro) di San Lucido (Cosenza), del civile Gregorio Malena di Rossano (Cosenza), dei fratelli Mario e Oscar D’Atri di Castrovillari (Cosenza), rispettivamente esercente e sergente maggiore dell’Esercito. Tra gli scomparsi figurano pure l’agente di pubblica sicurezza Giuseppe Crea di Motta San Giovanni (Reggio Calabria), Michele Lubrano di Radicena (Reggio Calabria), Severino Quartuccio, nato a Chorio (Reggio Calabria). La violenza e la morte non hanno, inoltre, risparmiato il caporale bersagliere Antonio Muraca (o Muracca), ucciso a Tolmino (Slovenia), Giacomo Spezzano, guardia di pubblica sicurezza scomparso da Gorizia il 10 settembre 1944, entrambi di Reggio Calabria, l’appuntato dei carabinieri Gaetano Mirenzi di Vazzano (Vibo Valentia), svanito nel nulla il 5 maggio 1945.